Pubblicato da Gianni Minasso il: 5 novembre 2014

Corde

“Storia di un’amicizia vera”, Cuerdas il cortometraggio d’animazione gratificato dal premio Goya 2014 e per cui il regista, Pedro Solis Garcia, aveva tratto l’ispirazione dalle vicissitudini del figlio Nicolàs, affetto da paralisi cerebrale.

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La segnalazione è arrivata grazie all’articolo presente in una delle tante rassegne stampa ricevute nella casella di posta elettronica. In questo caso, sotto all’invitante titolo “Storia di un’amicizia vera”, si citava Cuerdas come un bel cortometraggio d’animazione gratificato dal premio Goya 2014 e per cui il regista, Pedro Solis Garcia, aveva tratto l’ispirazione dalle vicissitudini del figlio Nicolàs, affetto da paralisi cerebrale.
Incuriositi, abbiamo aperto il relativo link <http://www.youtube.com/watch?v=KY0bhIOv-5Q> e… meraviglia! Davanti ai nostri occhi si è spalancato all’improvviso un mondo aggraziato, in cui i disegni, i colori, i movimenti dei personaggi e i contenuti hanno costituito una leggiadra pausa ristoratrice nella grigia routine.
E’ inutile riassumere, in questa sede, la trama della vicenda: sarebbe come osservare una gemma scintillante dietro un vetro smerigliato. Basterà soltanto sapere che nei nove minuti scarsi del cortometraggio sono rappresentati in modo egregio sensibilità, solidarietà, ma anche intelligenza, amore e, vivaddio, un reale e toccante esempio della cosiddetta integrazione sociale. Fra i tanti passaggi possibili, gustatevi il leitmotiv delle cuerdas, la tenera sequenza del salto della corda “per disabili” inventato dalla protagonista, il gol favorito da un furtivo schiaffetto, il poco cruento e simpatico duello dei pirati, l’esilarante versione del gioco delle belle statuine e, a contraltare, lo straziante destino del ragazzino disabile. Indimenticabile poi, l’epilogo dei vent’anni dopo, con un toccante “Buenos días, niños. Soy Maria, vuestra nueva profesora”. Da brividi!
Pur nella versione sottotitolata, è bene comunque tenere alto l’audio del computer perché in questo caso la lingua spagnola assicura una suggestiva musicalità dei dialoghi (e inoltre il messaggio sottinteso resta lo stesso facilmente comprensibile). Ci sarebbe ancora molto da ribadire, ad esempio disquisire sulla sofisticata tecnica dei cartoni animati, sottolineare la fluidità e la morbidezza dei disegni, sviscerare l’accorta regia o soffermarsi sui vari elementi autobiografici, ma la componente emozionale di quest’opera è così rilevante da obbligarci a trascurare tutti gli altri particolari.
Questo breve ma struggente cortometraggio è lontanissimo dalle abituali fanfaronate a stelle e strisce poiché è intessuto di una delicatezza e un realismo tipicamente europei, caratteristiche peculiari della nostra sensibilità. Del resto le (meritate) iperboli si sprecano anche nell’ambiente dei forum: “In giro ci dovrebbero essere tante Maria, allora sì che questa società sarebbe un posto bello dove vivere” (Joseph), “Non è impossibile essere come Maria: esiste una mente e un cuore in ognuno di noi, basta solo avere la capacità di usarli come dovremmo” (Roberta), “Il mondo sarebbe meraviglioso se fosse visto da tutti con gli occhi di Maria” (Magda), “Non riesco a smettere di piangere…” (Enzo), “Talvolta ci vuole poco per incontrare Maria: è sufficiente aprirsi a chi ci passa di fianco, possedere lo spirito della solidarietà, accettare il nostro prossimo, accorgersi delle varie Maria che ci circondano” (Elisabetta).
Il premio Goya è il più importante riconoscimento cinematografico spagnolo, tuttavia, per quanto ci riguarda, Pedro Solis Garcia e il suo Cuerdas meriterebbero onori su scala planetaria. Perciò consentiteci solo un ultimo e perentorio consiglio: correte a guardarvelo!