Pubblicato da Federica Vitagliani e Angelo D’Auria il: 4 giugno 2024

Ritorno a scuola

Angelo e Federica raccontano la loro esperienza di sensibilizzazione nelle scuole, progetto ideato e portato avanti per molto tempo da Gianni e Antonella

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Passano gli anni ma, sempre in collaborazione con il Comune di Torino, continua imperterrita la sensibilizzazione della Uildm torinese in merito alla disabilità e alla diversità negli istituti scolastici della città. Non c’è bisogno di ribadire quanto sia fondamentale quest’attività divulgativa, che infatti da decenni è portata avanti con profitto dalla Sezione nei confronti dei sempre attenti e ricettivi scolari. Gli esecutori di questo importante progetto sono gli ormai “collaudati” Federica e Angelo che, anche per la stagione 2023-24, hanno deciso di raccontarci alcuni aspetti della loro esperienza tra i banchi e le cattedre.

Per il secondo anno consecutivo io e Angelo abbiamo consolidato il nostro “duo” (ormai ben rodato durante la stagione precedente) tornando nelle scuole con il progetto “Ciao. Io sono diverso, e tu?”, preparato ed eseguito nell’intento di sensibilizzare i bambini in età scolare sulla disabilità e sulla diversità.

Così siamo stati di nuovo piacevolmente travolti dalla curiosità e dall’affetto degli alunni, che hanno seguito con attenzione gli insegnamenti del nostro Millepiedi Camillo, ascoltato i consigli su come comportarsi e interagire con un amico disabile, imparato l’utilità degli ausili, “distrutto” le barriere architettoniche (anche grazie all’aiuto del supereroe Distrofik!), avventurati nel Bosco blu insieme agli Orsonigli e acquisito tante altre nozioni che, auspichiamo, ricorderanno in futuro per costruire un mondo più accessibile e aperto alle diversità di vario genere.

Durante lo svolgimento del progetto, abbiamo osservato ancora una volta come le classi delle scuole torinesi siano sempre più multietniche, pertanto si evince che ormai le differenze di cultura, tradizione, lingua e religione non sono più considerate argomenti tabù, e infatti, al contrario, uno dei momenti più interessanti e divertenti delle nostre lezioni accade quando, durante le avventure del Millepiedi Camillo, invitiamo i bambini provenienti da paesi esteri a pronunciare qualche parola o qualche frase nel loro idioma di origine. Questo “scambio di lingue” viene sempre molto apprezzato e suscita una grande allegria sia tra gli scolari che tra gli insegnanti.

Oltre a ciò abbiamo pure riscontrato, con sommo piacere, che in molte delle classi in cui sono presenti bambini con disabilità, i compagni sono affettuosi nei loro confronti e disponibili ad aiutarli coinvolgendoli, per quanto possibile, nei giochi di gruppo e, soprattutto, comprendendone appieno le difficoltà senza che esse siano percepite con ostilità.

Mentre scrivo queste brevi annotazioni, l’esperienza di quest’anno sta volgendo al termine, e allora approfitto di questo spazio per rinnovare la mia speciale gratitudine ad Angelo, il mio “compagno di percorso”, il quale, come sempre con pazienza e simpatia, ha saputo svolgere egregiamente il ruolo di protagonista delle lezioni. Inoltre sono anche grata alle varie insegnanti incontrate, che ci hanno accolto con calore e hanno partecipato attivamente inserendosi in modo opportuno nei nostri interventi.

E in conclusione non dimentico di certo gli stessi scolaretti, a cui desidero rivolgere un particolare ringraziamento per i loro occhietti vivaci, gli abbracci, i disegni timidamente consegnati sorridendo alla fine di ogni ciclo di lezioni e particolarmente per il loro modo di guardare il mondo con quell’ottica innocente e genuina che, se noi adulti fossimo capaci di conservare, renderebbe più leggero il cammino vitale di tutti.

Federica Vitagliani

Anche quest’anno, per la seconda volta consecutiva, mi è stato chiesto di svolgere una piccola attività [non è vero, è grande e importante! N.d.R.] per la mia associazione. Il compito era di andare in alcune classi elementari di Torino per realizzare il progetto: “Ciao! Io sono diverso, e tu?”, ideato e portato avanti per molto tempo da Gianni e Antonella. Naturalmente ho accettato molto volentieri e sono stato felice di poter dare, insieme alla brava Federica, il mio modesto contributo alla promozione di una cultura fatta di integrazione e conoscenza della disabilità e della diversità. Infatti i ragazzi che incontriamo nelle aule saranno i futuri protagonisti di una società che speriamo sia più a misura d’uomo e di… disabile.

Nel mio piccolo cerco sempre di fare il massimo possibile e, se non riesco a dare il meglio di me, divento parecchio autocritico. Noi entriamo nelle aule parlando della distrofia muscolare, di disabilità e di rispetto delle diversità, inoltre quest’anno, in quasi tutte le classi che abbiamo incontrato, era presente uno scolaro con una disabilità importante, all’apparenza ben inserito, e allora mi sono chiesto: che cos’è una malattia per i bimbi dai sette agli undici anni? E poi, come vivono l’affrontare questi temi? Non sono uno psicologo e non ho risposte certe, ma un giorno è capitato che, al secondo incontro, un bimbo affetto da disturbo dello spettro autistico non volesse farci entrare nella sua classe. Dopo varie richieste di spiegazione da parte della maestra, ha ammesso candidamente: perché parlate di malattia! Ovviamente sono rimasto molto colpito da questo episodio e ho continuato a chiedermi: cosa potremo raccontare? E come parleremo della diversità e del rispetto da riservare alle sue varie forme? Comunque ho la netta impressione che sotto certi aspetti i bambini ne sappiano più di noi adulti.

Un’altra cosa. In una quarta elementare in cui abbiamo tenuto le nostre lezioni, erano presenti solo cinque italiani su un totale di ventidue alunni e, pur non avendoli frequentati a lungo, ho notato che tra di loro c’era molta armonia, come se fosse “normale” provenire da quattro continenti, avere diversi colori della pelle ed esprimersi in una decina di lingue differenti, pur essendo accomunati dall’italiano.

Il futuro della nostra città, del nostro paese, è qui, in queste classi. E noi, noi italiani, ormai integrati tra settentrionali e meridionali che hanno dimenticato le discriminazioni del passato, siamo pronti ad accogliere e a rispettare queste diversità? Siamo pronti ad accettare noi stessi, sempre più vecchi e sempre più soli, che diventeremo sempre più… disabili? Sinceramente non lo so, ma tornando ai bimbi e ai miei eterni dubbi, credo che per un’associazione come la Uildm, ospitata nelle classi delle scuole elementari, sia giusto e anche doveroso offrire il suo piccolo contributo, affiancando gli scolari nel loro percorso di crescita per entrare a far parte di una società più giusta, onesta, retta e inclusiva, nei confronti delle persone disabili e delle varie diversità che man mano incontreranno nella loro, glielo auguriamo di cuore, meravigliosa vita.

Angelo D’Auria