Pubblicato da Gianni Minasso il: 16 dicembre 2022

Punto e virgola

il punto e virgola può avere varie interpretazioni e in questo articolo si spiega come possa diventare anche portatore di una filosofia concettuale davvero apprezzabile, soprattutto quando ci si trova a dover gestire una qualsiasi forma di distrofia muscolare o di malattia grave.

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L’altro giorno stavo facendo una ricerca in Google quando, per l’ennesima volta, mi sono imbattuto in un punto e virgola che, almeno a prima vista, non c’entrava nulla con l’illustrazione nella quale era inserito. Siccome recentemente mi è capitato spesso di osservare immagini contenenti questo segno di punteggiatura, per la verità usato sempre più di rado nei testi (per esempio in quest’editoriale non ne troverete neppure uno), ho incominciato ad avvertire il delicato zampettio della classica pulce nell’orecchio.

Sempre grazie ai motori di ricerca, non ho faticato molto a trovare la risposta alla mia curiosità. In poche parole: come nella grammatica italiana questa indicazione grafica viene utilizzata per chiudere una frase esprimente un determinato concetto, che però fa parte di un discorso generale contenuto nel periodo in cui la frase stessa è inserita, in senso lato il punto e virgola significa porre fine a un’esperienza o a una fase della propria vita, ma non interrompere il percorso già iniziato, proseguendolo invece su una nuova strada o verso un’altra direzione.

L’origine di questo simbolismo risale all’organizzazione non profit Project Semicolon, nata nel 2013 per dare speranza a chi lottava contro la depressione o contro istinti suicidi, autolesionismo o dipendenze varie. In seguito, dopo che nei social statunitensi era stata pubblicata (e ripresa da molti) l’immagine di un tatuaggio a forma di punto e virgola, il fenomeno ha attirato l’attenzione dei media, raggiungendo così la notorietà planetaria.

Ma veniamo a noi, intendendo con “noi” la realtà della distrofia muscolare. Beh credo di sfondare una porta aperta nel dire che il punto e virgola, in questa particolare interpretazione, sembra la perfetta sintesi di cosa ci accade dopo una diagnosi di patologia neuromuscolare: un brusco arresto e poi magari, dopo un indispensabile periodo di riadattamento (anche se qualcuno, purtroppo, si perde per strada), non un impossibile reset ma una ripartenza per proseguire a condurre, pur in modi diversi da prima, la propria esistenza e la propria battaglia quotidiana. Fra l’altro questo processo coinvolge direttamente tutti gli attori presenti sulla scena: miodistrofici, ovviamente, ma anche l’entourage al completo di familiari, parenti più prossimi, amici eccetera.

Comunque la faccenda non è così esclusiva o rara. Infatti chiunque, prima o poi, si può trovare di fronte a un improvviso (e indesiderato) stop: un abbandono, un incidente, un lutto, un trasloco, un licenziamento, un qualsiasi evento negativo e via di questo passo. Dopo il “punto” bisogna quindi cercar di evitare le depressioni e, talvolta, pure le soluzioni estreme, raccogliere i cocci e prepararsi a un nuovo inizio, spesso potenzialmente più ricco, se non di opportunità materiali perlomeno di risorse intellettive inimmaginabili in precedenza. E questa, beninteso, è un’operazione che va fatta innanzitutto mentalmente, nel pieno rispetto della “virgola” (la pausa), cioè nel non fare tabula rasa del preesistente e nel non perdersi in recriminazioni, bensì ricostruire con la consapevolezza che c’è sempre qualcosa per cui vale la pena vivere.

Se ci si pensa bene, il punto e virgola diventa così portatore di una filosofia concettuale davvero apprezzabile, soprattutto quando ci si trova a dover gestire una qualsiasi forma di distrofia muscolare o di malattia grave. Pare impossibile, ma un semplice tatuaggio ci può insegnare una cosa importante, cioè a non perderci d’animo ché la partita non è chiusa, non è ancora arrivato il momento di dare le dimissioni, anzi è ora di rimboccarsi le maniche e combattere, per continuare a scrivere il nostro racconto.
Dopo essermi così documentato sono giunto a una conclusione: amo il punto e virgola e per alcuni versi (e adesso non datemi del matto) sono addirittura grato alla distrofia per aver sistemato, lungo il cammino della mia vita, questo segno di punteggiatura.