Moda e inclusione
L’esperienza di Alessandro Rosa al progetto “Diritto all’eleganza”
Quest’anno, sotto la bandiera della Uildm torinese, ho avuto la bellissima opportunità e il grande piacere di partecipare per la prima volta al progetto “Diritto all’eleganza”. Fra l’altro ho colto al volo l’occasione in quanto il mondo della moda è sempre stato un po’ la mia passione, insieme a quello del “Food and beverage”. Infatti nella mia tesi di laurea triennale, che avete avuto modo di leggere negli ultimi numeri di Vincere insieme, ho trattato anche il tema della moda inclusiva e adattiva, purtroppo però, al momento attuale sono ancora poche le aziende che producono questi capi.
Così, grazie al settore Moda e Abbigliamento dell’Associazione Scuole Tecniche San Carlo di Torino e ai professionisti di alto livello e spiccata sensibilità che hanno saputo guidare studenti e studentesse (sempre molto attenti, motivati e perfettamente a loro agio di fronte alla mia “normale diversità”), abbiamo realizzato un bellissimo completo sartoriale. Questo abito su misura è stato studiato in gruppo e con tutti gli accorgimenti necessari per renderlo confortevole e adatto alle mie particolari esigenze, senza comunque dimenticare lo stile. Sono stati utilizzati tessuti eleganti e morbidi, scelti da me stesso in una gamma consigliata da loro. Per i pantaloni è stato realizzato un cavallo più largo e non sono stati previsti bottoni sul retro, in modo da rendere più comoda l’azione di indossarli sulla sedia a rotelle. Invece per il gilet, sempre allo scopo di facilitarne la vestibilità, si è optato per una soluzione innovativa, costituita da un velcro con chiusura sulle spalle. Infine la ciliegina sulla torta è stato il confezionamento sartoriale di un velcro, simile a quello che utilizzo per tenere fermo il braccio sul joystick e in questo modo guidare meglio la carrozzina, tuttavia in perfetto abbinamento con il mio completo.
Oltretutto i responsabili del programma televisivo Report di Rai 3, venuti a conoscenza del progetto, ne sono rimasti davvero entusiasti e allora il 10 aprile scorso, insieme a Stefania Pedroni (vicepresidente della Uildm Nazionale) e Filomena Malmesi (vicepresidente della Uildm di Torino), ho avuto anche l’occasione di essere intervistato.
Così l’8 giugno, come conclusione del “Diritto all’eleganza”, ho partecipato alla sfilata “Be reasonable demand the impossible” in omaggio alla stilista Vivienne Westwood. Per me era la prima volta che salivo su una passerella e le emozioni sono state tantissime, impossibili da descrivere solo a parole! Fra l’altro il completo mi è stato gentilmente donato dalla scuola e allora potrò sfoggiarlo nel corso della cerimonia di laurea magistrale ormai vicina.
Del resto, come ha ricordato nel discorso tenuto durante la sfilata la dottoressa Cesarina Perrone, consulente stilistica del progetto, una delle missioni della Uildm è quella di creare inclusione per le persone con malattie genetiche rare: “Cosa c’è di meglio della moda per creare inclusione? Sembrerebbe un concetto effimero, ma la moda non lo è. Cosa c’è di più bello di trovarsi nel posto giusto, con le persone giuste e con l’abito giusto? Tutto ciò è inclusione, in quanto l’abito ci ha sempre segnato a livello culturale e sociale”. Di conseguenza mi auguro che, a livello industriale come a quello sartoriale, la moda inclusiva si diffonda sempre più, oltretutto perché nell’ottica aziendale la disabilità può e deve essere considerata come un segmento di mercato formato da consumatori da soddisfare. Inoltre spero pure (perché no?) che in un futuro ormai prossimo diventi possibile lavorare con aziende e stilisti appartenenti al mondo della moda.
Ogni volta che penso di non potermi vestire in maniera elegante, di non poter salire su un aereo, di non poter entrare in un ristorante con i miei amici, di non poter avere una relazione sentimentale e di non poter vedere un film al cinema perché ci sono delle barriere architettoniche, so che sto rinunciando a qualcosa magari non indispensabile, ma mi sento profondamente triste, come se la morale di fondo fosse sempre quella del dovermi accontentare. Invece in questi mesi avere tutte queste persone intorno a me che hanno impegnato il loro tempo, le loro energie, il loro lavoro e la loro creatività in questo progetto, mi ha fatto capire che nella vita posso anche non accontentarmi… che posso continuare a sognare, proprio come tutti gli altri!
In conclusione riguardo questa bellissima esperienza, oltre alle persone citate qui sopra e al mitico Lu (più amico che assistente), desidero ringraziare le due modelle mie compagne di avventura Manuela e Stefania e le professoresse che hanno guidato i volenterosi studenti e studentesse in questo bellissimo percorso: Monica Cottini, Cristina Grindatto e Paola Cavaglià.