La scuola continua
La sensibilizzazione sulla disabilità e sulla diversità della Sezione è ripresa dopo diciassette anni di attività con Angelo e Federica.
Dopo la forzata interruzione dei progetti nelle scuole per colpa del famigerato Coronavirus, quest’anno la sensibilizzazione sulla disabilità e sulla diversità della Sezione è ripresa in grande stile negli istituti scolastici della città. Oltretutto con un’innovazione: dopo diciassette anni di attività, gli incaricati Antonella e Gianni sono stati sostituiti dai validissimi Angelo e Federica
Lo dico in poche parole: trovarsi di fronte a venti e più bimbi che ti ascoltano e ti guardano con occhi curiosi e vivaci, è un’esperienza meravigliosa! Ed è quello che mi è recentemente capitato nel portare in cinque classi di scuole primarie torinesi, insieme a Federica, il progetto: “Ciao. Io sono diverso, e tu?”.
Sono iscritto all’associazione Uildm di Torino ormai da diversi anni, però finora non mi ero mai attivamente impegnato in qualche attività. Ho sempre e solo ricevuto… e non solo aiuti materiali come trasporti attrezzati, consulenze, sedute di mantenimento muscolare passivo eccetera, ma anche importanti sostegni morali. Tuttavia mi è sempre piaciuto seguire, attraverso la rivista Vincere Insieme, le diverse iniziative che la Sezione torinese via via metteva in campo. Tra tutte queste, la mia preferita era rappresentata dagli incontri di sensibilizzazione che Antonella e Gianni facevano con gli alunni delle scuole elementari, medie e superiori. E quando Enrica [il presidente, N.d.R.] mi ha chiesto se avevo piacere di riprendere il loro progetto, bruscamente interrotto qualche anno fa a causa della pandemia da Covid-19, ho risposto senza esitare di sì. Solamente poco dopo, a mente fredda, mi sono reso conto che forse ero stato troppo precipitoso. Ma ormai la “frittata” era fatta!
Così, grazie al materiale pensato e creato dagli stessi Antonella e Gianni in quasi vent’anni di sensibilizzazione e dopo alcuni momenti di formazione con loro e tra me e Federica, è finalmente arrivato il giorno in cui bisognava fare sul serio. Dopo una notte insonne, era arrivato il momento della verità. Saremmo stati capaci di raccontare ai bimbi la nostra malattia e di comprendere, insieme a loro, che le diversità vanno prima di tutto rispettate, data anche l’eterogeneità di provenienza degli stessi scolaretti? Saremmo riusciti a coinvolgerli, facendo sì che le quattro ore trascorse insieme a loro nei due incontri previsti non finissero presto nel dimenticatoio?
Non è compito nostro rispondere a questi dubbi, quello che so è che sono stati i vari alunni, con le loro domande, i loro interventi, le loro curiosità e le reazioni ai nostri quesiti, a indicarci via via la strada da percorrere. A volte abbiamo dovuto modificare il programma prestabilito, più spesso allo scopo di confermare che ciò che stavamo facendo poteva essere positivo per loro ma anche per noi.
Al termine delle lezioni svolte nelle classi, con solo più un filo di voce, i sorrisi dei ragazzini, i loro timidi abbracci e i cinque battuti sui palmi delle mani, ci facevano rientrare in sede sfiniti ma, può sembrare banale e scontato, felici. E in me nasceva un’ulteriore domanda: chi ha ricevuto e donato di più: noi o loro?
Angelo D’Auria
C’è un’attività molto importante che la nostra Sezione porta avanti da tanti anni e della quale forse i nostri soci conoscono poco le dinamiche: la sensibilizzazione nelle scuole.
Ci terrei a fare una premessa: ho seguito per alcuni anni i precedenti incaricati di questa attività, cioè Antonella e Gianni, i quali hanno portato vari progetti nelle scuole di Torino, dalle elementari fino alle superiori, servendosi del materiale creato appositamente per tale scopo e sfruttando la loro esperienza personale con la distrofia muscolare e la disabilità. Tutto ciò affrontato con leggerezza e prestando la massima attenzione a non urtare la sensibilità di bambini e ragazzi. Per me questi sono stati anni di esperienza e apprendimento, che mi hanno aiutato in questo nuovo percorso in quanto, come già detto, Antonella e Gianni hanno lasciato il testimone che è stato raccolto dal nostro socio e amico Angelo e dalla sottoscritta.
Così quest’anno, dopo la lunga pausa dovuta all’emergenza sanitaria, la nostra Sezione è ritornata nelle scuole cittadine. Con il nuovo referente, Angelo, abbiamo quindi varcato la soglia di alcune classi elementari, tuffandoci in questa nuova esperienza dove, fin da subito, ho potuto apprezzare la sua impareggiabile voglia di mettersi in gioco, la grande pazienza, la preziosa collaborazione e il modo pacato e allegro di raccontare e spiegare ai bambini il mondo della disabilità.
Come in passato, il progetto proposto dalla nostra associazione per il catalogo del “Crescere in Città 2022-23” [una raccolta di attività educative e formative presentata dalla Città di Torino, N.d.R.], è stato “Ciao. Io sono diverso, e tu?”, avente come scopo la sensibilizzazione di bambini e anche insegnanti sulla disabilità e la diversità, due temi sempre molto attuali pure nel mondo odierno. Quello che colpisce sempre di questi incontri è l’interesse nei confronti di tali argomenti manifestato dalle varie classi mediante domande, interventi, commenti, emotività generale, attenzione nell’ascolto e soprattutto grande partecipazione. In genere siamo orientati a pensare che, al giorno d’oggi, non ci sia abbastanza altruismo e interesse verso ciò che non è conforme agli standard imposti dalla società, eppure, grazie a questi interventi nelle scuole, ho scoperto piacevolmente che in realtà il mondo dei piccoli è molto più aperto di quanto immaginassi, il che fa ben sperare per il nostro futuro. Infatti ho trovato molta disponibilità da parte degli scolari a comprendersi e a sostenersi gli uni con gli altri, inoltre le stesse insegnanti sono state molto brave nell’aiutarci a coinvolgerli, talvolta placando anche gli animi degli allievi più “concitati”.
Per certi versi l’aspetto più commovente di queste lezioni è che spesso i bambini si sono affezionati a noi e all’ultimo incontro sono corsi in parecchi ad abbracciarci battendoci, come ha detto Angelo, i cinque sulla mano. Sicuramente porterò a lungo nel cuore i loro visini curiosi e le loro domande a volte anche spiazzanti, come la più frequente indirizzata a me: “Ma tu sei la moglie di Angelo?”.
Alla fine devo ammettere che, nonostante il timore iniziale per questa nuova esperienza, quello di quest’anno è stato un ottimo esordio e quindi mi auguro che la collaborazione tra me, Angelo e le scuole interessate, prosegua nel tempo, in modo da poter continuare a raccontare il mondo della Uildm, della distrofia muscolare e della diversità, facendo sì che il nostro messaggio raggiunga più persone possibili, affinché gli “uomini e le donne di domani” abbiano la reale consapevolezza che “la diversità è ricchezza”, proprio come racconta il nostro amico utilizzato nel corso della sensibilizzazione: il millepiedi Camillo!
Federica Vitagliani