Pubblicato da Gianni Minasso il: 20 giugno 2018

Gratitudine

Il grande affetto da cui siamo stati sommersi nel corso del Cinquantenario della Sezione mi ha fatto riflettere sul tipo di vita che conduco e sulle numerose opportunità messe quotidianamente a mia disposizione

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Alla fine dello scorso anno, depositatasi la polvere sollevata dai festeggiamenti riservati al Cinquantenario della Sezione, siamo presto rientrati nel solito tran tran, riassorbiti dalle varie attività associative da programmare e da effettuare. Le congratulazioni ricevute e i momenti di gioia vissuti insieme hanno però mantenuto a lungo la loro eco nei nostri cuori e questo fatto ha indotto ulteriori pensieri che hanno occupato i nostri ragionamenti.
Infatti, e adesso sto parlando in qualità di disabile motorio grave e quindi in prima persona, cerco sempre di spingermi un po’ più in là del mio naso e quindi, pur in un’incancellabile imperfezione, osservare quanto mi circonda. Ebbene, proprio il grande affetto da cui siamo stati sommersi nel corso della ricorrenza sopraccitata mi ha fatto riflettere sul tipo di vita che conduco e sulle numerose opportunità messe quotidianamente a mia disposizione. Infatti, nonostante le pesanti limitazioni fisiche da cui sono afflitto, posso muovermi, lavorare, imparare, divertirmi, visitare musei, andare al ristorante, ascoltare concerti, sperimentare cose nuove, incontrare gli amici, fare shopping, insomma, di tutto e di più. E ciò, mi viene da chiedere, in virtù di chi e di che cosa?
La risposta dovrebbe essere lunga e articolata, ma proverò a riassumerla in un ragionevole spazio. Questa mia “comoda” situazione è stata propiziata da chi…

• in passato ha lottato e si è sacrificato per l’affermazione (prima) e la difesa (poi) dei sacrosanti diritti delle persone disabili,
• oggi legifera pensando spesso anche a me,
• traduce queste leggi in pratica e soprattutto le fa applicare,
• continua a eliminare il più possibile le barriere architettoniche sul mio cammino,
• col welfare contribuisce a sostenermi economicamente,
• progetta e realizza i vari ausili di cui necessito,
• si preoccupa di controllare periodicamente la mia salute e di curarla per quanto in suo potere,
• studia la mia patologia per cercare di farmi vivere meglio e magari, un giorno, anche per guarirmi,
• è sensibile e solidale nei miei confronti e quando lo incontro per strada mi sorride sempre,
• interagisce col sottoscritto dimenticandosi completamente dell’evidente disabilità in gioco.

È proprio grazie a queste meravigliose persone, alle loro capacità e al loro impegno che, pur con gli alti e bassi di chiunque, la mia vita scorre serenamente, quasi come se non avessi grandi problemi di mobilità.
Intendiamoci: anch’io, nel mio piccolo, tento di ricambiare il più possibile quanto ricevo: cerco di rispettare tutte le regole della società, utilizzo il mio senso civico, mi dedico a tempo pieno al volontariato e mi sforzo nel dispensare al prossimo non solo l’adeguata solidarietà ma anche un pizzico di gentilezza in più. Eppure tutto ciò non è ancora sufficiente e allora, approfittando di questo spazio, desidero rivolgere un pubblico e sincero ringraziamento a tutti questi uomini e queste donne, per la maggior parte a me sconosciuti, la cui azione quotidiana sta alla base della mia felicità.
E oltretutto essi proseguono imperterriti il loro benefico agire: l’hanno fatto ieri, lo fanno oggi e lo faranno domani, per me e per chi è nelle mie stesse condizioni. Solo tramite loro posso compiere una delle azioni più importanti e più soddisfacenti per un essere umano: pensare al futuro!