Pubblicato da Gianni Minasso il: 17 dicembre 2018

Frustrazione

Diventa un imperativo assoluto l’impegno di contrastare la frustrazione in qualche modo e perciò si deve imparare a conoscerla, innanzitutto per identificarla preventivamente, cioè in tempo per combatterla con qualche probabilità di successo, e poi tradurre in pratica alcune azioni.

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In un’associazione come la nostra sono davvero tante le parole verso cui indirizziamo quotidianamente il nostro odio. Davanti a tutte primeggia, ovviamente, “Distrofia muscolare”, seguono “Sofferenza”, “Delusione”, “Rabbia” e, purtroppo, un ulteriore, lungo elenco. Ce n’è un’altra, forse meno evidente, magari citata di rado, ma altrettanto pericolosa: “Frustrazione”.
Nella vita quotidiana di tutti, sono sempre fin troppi i problemi più o meno grandi da affrontare, su cui scervellarsi e tribolare per cercare una soluzione. Talvolta, ahinoi, i tentativi non vanno a buon fine e allora subentra lei, la frustrazione. Infatti, come spiega il vocabolario, il non raggiungimento di una meta induce reazioni di aggressività (verso l’esterno o contro se stessi) o di regressività, che possono sfociare in stati depressivi, causati appunto dal mancato appagamento di un bisogno o di un’aspirazione. La frustrazione contempla profondi sconforti, ci si sente inutili, feriti, in preda a un’insoddisfazione disperata e muta. E forse è proprio questo l’aspetto più nocivo: il silenzio. Un desiderio frustrato non è un fatto rumoroso ma ti consuma pian piano, ti soffoca la mente e ti immobilizza il cuore. Comunque, se restringiamo il campo d’interesse alla nostra onlus, troviamo altre numerose ragioni di frustrazione, cha vanno dalla non accettazione della malattia alle mille complicazioni pratiche, dalle sofferenze fisiche a quelle mentali, dallo sconsiderato utilizzo delle medicine alternative alla (last but not least) snervante attesa di una cura definitiva. Infatti la varietà di ausili a disposizione, la diffusa mobilità, le diverse agevolazioni previste e di conseguenza l’accresciuta qualità della vita, poco servono per lenire l’entità delle delusioni che ci attendono acquattate dietro l’angolo. Oltretutto la frustrazione è uno dei nemici peggiori da combattere, poiché quando questo veleno s’impossessa di noi i gesti quotidiani risultano pesanti, la vita si opacizza e la felicità diventa un ricordo o una chimera. Non è più possibile godere di una gita in campagna, di una vittoria della squadra del cuore e persino dell’affetto dei propri cari. Inoltre non è che all’esterno le cose vadano tanto meglio, perché chi è attorno al soggetto in questione ne subisce e quindi ne patisce in transfert le stesse pene. Anzi, spesso è più “frustrante” essere sani e dover assistere forzatamente alla lenta ma inesorabile progressione della distrofia muscolare di un figlio, di un fratello oppure, capita, di un genitore.
Per tutti questi motivi diventa un imperativo assoluto l’impegno di contrastare la frustrazione in qualche modo e perciò si deve imparare a conoscerla, innanzitutto per identificarla preventivamente, cioè in tempo per combatterla con qualche probabilità di successo, e poi tradurre in pratica alcune azioni. Stiamo parlando della necessità di mantenere ben salda la barra del timone non perdendo mai la speranza, razionalizzando il tempo e le energie a disposizione, individuando strade alternative, sforzandosi di continuare le solite attività lavorative e no, cercando sempre di perseguire obiettivi ragionevoli, stringendo i denti nel lottare su ogni fronte, non aspettandosi alcunché dagli umani e dagli dèi, spremendo quanto c’è di positivo nell’accettazione e nella rassegnazione, mettendo a frutto le minuscole vittorie e i rari miglioramenti ottenuti. In ogni caso esiste ancora una validissima ragione per resistere ai marosi della frustrazione: la fiduciosa attesa dell’evento risolutore definitivo. Per chi non avesse capito di cosa si tratta, per gli scettici e per i pessimisti, basti una sola parola: Spinraza!