Pubblicato da Alessandro Rosa il: 26 giugno 2020

La disabilità nella storia (terza parte)

Negli scorsi numeri di questa rivista avevamo presentato dei brevi estratti appartenenti alla tesina della Maturità 2018 di Alessandro Rosa “L’Atrofia muscolare spinale e la disabilità”. Questa volta concludiamo il discorso riportando la parte finale dell’interessante secondo capitolo, nel quale l’autore termina la sua sintetica ma esauriente cavalcata storica attraverso il tema dell’handicap.

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6. Darwinismo sociale ed eugenetica
Nel gennaio del 1933 il regime nazista, pochi mesi dopo il suo insediamento al potere, aveva recepito le teorie eugenetiche e utilitaristiche, emanando dei provvedimenti per “migliorare il volto genetico della nazione” ed eliminare coloro che “rappresentavano un peso economico insostenibile per la società”.
Così, nel luglio dello stesso anno, veniva promulgata la “Legge per la prevenzione di nuove gene0razioni affette da malattie ereditarie”, che introduceva l’obbligatorietà della sterilizzazione. Tale legge riguardava “le persone affette da una serie di malattie ereditarie”, o supposte tali, “tra le quali schizofrenia, epilessia, cecità, sordità, corea di Huntington e ritardo mentale”, e più tardi fu estesa a interi gruppi etnici considerati “biologicamente inferiori”. Nel periodo di pieno vigore della suddetta legge, cioè fin verso il 1939, si calcola siano state sterilizzate tra le 200 e le 350mila persone. Alla sterilizzazione coatta fa seguito l’eutanasia dei cosiddetti “esseri inferiori”, che può essere considerata a pieno titolo il primo capitolo del genocidio nazista.
Alla base del progetto vi era comunque un criterio di ordine preminentemente economico e utilitaristico, infatti, secondo gli accurati calcoli di uno statistico del Reich, l’eutanasia dei portatori di handicap adulti avrebbe procurato all’erario tedesco un cospicuo risparmio. Allo scopo di sensibilizzare la popolazione tedesca sulla necessità dell’eutanasia, la propaganda nazista aveva allora cominciato a denunciare gli alti costi che le cure destinate ai disabili comportavano per la collettività, giustificando così l’eliminazione di tutte quelle vite umane “prive di valore”, che rappresentavano un peso per la società.
In questo periodo apparirono dei manifesti a cura del partito nazista in cui vi era scritto: “Questo paziente, affetto da una malattia ereditaria, durante la sua esistenza costa al popolo 60.000 marchi. Connazionale, si tratta anche dei tuoi soldi!”. Anche a scuola veniva diffusa l’idea delle spese legate alla disabilità, infatti un esempio, purtroppo non isolato, è il testo di un problema riportato in un libro del 1936: “Il mantenimento di un ammalato mentale costa circa 4 marchi al giorno, quello di uno storpio 5.5 marchi, quello di un criminale 3.50. Molti dipendenti statali ricevono solo 4 marchi al giorno, gli impiegati appena 3.5, i lavoratori manuali nemmeno 2 marchi al giorno. Illustrate queste cifre con un diagramma. Secondo stime prudenti sono 300mila i malati mentali, epilettici eccetera, di cui si prende cura lo Stato. Quanto costano in tutto queste persone a 4 marchi a testa? Quanti prestiti matrimoniali a 1.000 marchi l’uno potrebbero venir concessi sfruttando questo denaro?”. Oltre alla propaganda nelle scuole, fu abilmente organizzata una diabolica campagna di persuasione occulta attraverso film, cortometraggi, radio, manifesti, opuscoli e ogni sorta di altra iniziativa.
Nell’agosto del 1939 il ministero degli Interni fece circolare un decreto che ordinava alle ostetriche e ai medici di denunciare tutti gli infanti nati “con specifiche condizioni mediche”. Questi bambini venivano trasferiti in speciali reparti presso ospedali e cliniche, dove venivano loro somministrati farmaci mortali. Gli storici che hanno approfondito questa terribile pagina della storia del nazismo, stimano in almeno 8.000 i bambini che morirono in questo modo.
Nell’ottobre del 1939, su ordine di Hitler, il programma fu esteso agli adulti. L’ufficio responsabile della soppressione degli adulti si trovava a Berlino, in una villa confiscata ad ebrei, al numero 4 della Tiergartenstraße e proprio a causa di questo indirizzo l’uccisione dei disabili divenne presto nota come Operazione T4, o semplicemente T4. Allo scopo di assassinare i portatori di handicap adulti fu utilizzato il gas asfissiante, tecnica fino ad allora inesistente.
Per l’eliminazione degli ebrei, gli ideatori della “Soluzione finale” si ispirarono proprio alle camere a gas e ai forni crematori realizzati nell’ambito del programma T4, mentre il personale che vi aveva partecipato e che aveva dimostrato di essere particolarmente affidabile, ebbe poi un ruolo centrale nei campi di sterminio.

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7. La diversa abilità dell’epoca odierna
Per fortuna nel nostro tempo la concezione sociale sulla disabilità si è completamente trasformata. A cambiare lo scenario hanno sicuramente contribuito i progressi della scienza e della medicina: interventi chirurgici, farmaci e cure, permettono infatti aspettative di vita più elevate. Inoltre vi sono nuove disabilità, come quelle causate dagli incidenti stradali, che in Italia provocano annualmente 20.000 nuove persone con disabilità (150.000 in tutta Europa).
Gli stati industrializzati hanno sviluppato leggi più attente alla disabilità. In Italia la Costituzione riconosce la parità dei diritti al cittadino con handicap a tutti i livelli: in ambito scolastico, lavorativo e sociale. Occorre però arrivare alla fine degli anni Sessanta per registrare l’avvio di un processo di innovazione che porterà a una crescente attenzione del legislatore e a una graduale affermazione dei diritti dei portatori di handicap.
Sono di questo periodo la Legge n. 482/1968 (che prevede il collocamento obbligatorio dei disabili), la Legge n. 118/1971 (che è la prima legge organica con cui vengono istituite le provvidenze economiche dell’assegno mensile e della pensione di invalidità civile) e la Legge n. 517/1977 (che sancisce l’abolizione delle classi differenziali e l’istituzione della figura dell’insegnante di sostegno).
Agli inizi degli anni Novanta, sotto la spinta delle associazioni di categoria e di una consolidata evoluzione culturale sempre più sensibile ai problemi dei diritti delle persone e alla tutela delle categorie più deboli, vengono varate due leggi importantissime: la Legge n. 13/1989 (sulla progettazione e sulla realizzazione dei nuovi edifici, affinché vengano eliminate le barriere architettoniche che costituiscono un ostacolo per i disabili) e la Legge n. 104/92 (che è diventata il punto di riferimento dello sviluppo successivo concernente la normativa sulla disabilità).
Infine, in ambito internazionale, non si può poi dimenticare la “Convenzione sui diritti delle persone disabili”, approvata nel 2006 dall’Assemblea delle Nazioni Unite, che ha il compito di “promuovere, proteggere e garantire il pieno e uguale godimento di tutti i diritti”. (fine)