Pubblicato da A cura della Redazione il: 13 giugno 2017

Vita di Sezione

Questa rubrica è dedicata a quei fatti inediti, curiosi e simpatici
che non di rado capitano in Sezione durante il corso dell’anno. Buona lettura!

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Già da un po’ di tempo ci ronzava in testa l’idea di dedicare uno spazio all’“arredamento verticale” della nostra sede, cioè a tutte quelle suppellettili che, appese ad un chiodo, ne ornano le pareti. Infatti risulta sempre interessante osservare il tipo di “iconografia decorativa” scelta per completare l’atmosfera di un determinato ambiente. Soprattutto è singolare verificare i vari gradi dei compromessi a cui perviene chi, facendo ad esempio i buchi per i tasselli dei quadri, si sforza per trovare la giusta mediazione tra i propri desideri estetici e le imprescindibili esigenze di un ufficio pubblico (per non parlare poi di una onlus come la Uildm torinese…).
Magari, in futuro, lo pubblicheremo pure un articolo di questo genere, tuttavia oggi abbiamo deciso di consacrare l’intera pagina della rubrica ad uno soltanto di questi oggetti. Si tratta di un dipinto a olio che da pochi mesi abbellisce la segreteria di via Cimabue e inevitabilmente cattura lo sguardo dei visitatori. Presentato all’Assemblea annuale dei soci di marzo, l’opera è frutto dell’abilità pittorica nonché, va detto, dei profondi sentimenti della nostra amica Annamaria.
Concepito, maturato e infine terminato nell’arco di un paio d’anni di intenso seppur discontinuo impegno, a causa delle ovvie esigenze appannaggio dell’ispirazione, il ritratto in questione è quello del nostro beneamato e indimenticato Vincenzo.
La storia dell’arte ce lo ricorda ampiamente: in genere la tecnica di esecuzione ritrattistica è molto difficile, poiché non si tratta solo di ricopiare, più o meno bene, l’ovale e i lineamenti di un volto, ma si deve necessariamente riprodurre la somiglianza fisica del soggetto abbinandola allo stesso tempo ad una sua caratteristica e soprattutto inconfondibile espressione. Qualcosa di più di un semplice seppur bello scatto fotografico. Insomma, chi ci guarderà poi dalla tela dovrà essere proprio lui, anzi: potrà essere solo lui!
Tutto vero in questo caso, perché dai colori e dalle pennellate di Annamaria traspare tutto il nostro Vincenzo, col suo inimitabile spirito solare, la generosità a 360 gradi, il vissuto spesso travagliato, l’invidiabile dignità, il coraggio indomito e l’essenza del suo animo così genuino. E chi l’ha frequentato sa perfettamente cosa intendiamo dire.
Come già accennato, tutti questi particolari si potranno già notare esaminando attentamente anche solo l’immagine qui presente, fermo restando il superiore impatto emotivo provocato dall’osservazione diretta, quindi de visu dell’opera. Infatti il suo tipico sorriso lo rappresenta in maniera inequivocabile e oltretutto riporta alla mente tutti gli altri miodistrofici scomparsi nel corso degli anni. In virtù di ciò e della brava pittrice, sono ancora tutti con noi.
In conclusione siamo quindi grati ad Annamaria perché grazie a lei e alla sua capacità, Vincenzo ci sembra meno lontano e ogni volta che lo constatiamo, ammirando il suo dipinto, non riusciamo a non emozionarci.