Pubblicato da Gianni Minasso il: 29 maggio 2016

Prima Champions Cup

A cavallo degli scorsi mesi di ottobre e novembre si è svolta a Torino la prima edizione della Champions Cup, torneo celebrativo di wheelchair hockey.

21-Prima-3

Lo slogan della relativa locandina è stato l’efficace e cristallino “Solo per veri Campioni!”. In effetti la competizione, allestita nel quadro dei festeggiamenti indetti per i primi vent’anni (1995-2015) della Fiwh, la Federazione italiana di wheelchair hockey, è stata animata dalle sei squadre (su sette) che in questo lasso di tempo hanno vinto per almeno una volta il Campionato italiano.
Oltre a segnalare il deus ex machina dell’intera iniziativa, cioè l’infaticabile ma soprattutto indomabile organizzatore Massimo Tomassini, giova segnalare che la riuscitissima manifestazione ha registrato la vittoria della squadra Coco Loco di Padova. E’ poi doverosa la menzione degli enti che hanno collaborato all’evento: Uildm, Città di Torino, Comitato Italiano Paralimpico, Torino 2015, CantAbile, Mus-e, Italian Military Tattoo, Fanfara della Croce Rossa Italiana, Croce Verde e Acqua Valmora.
Fin qui le note di cronaca più salienti, e adesso lasciamo lo spazio a qualche annotazione di carattere più… sentimentale!
Innanzitutto sono davvero numerosi i fatti e i momenti memorabili che sono avvenuti in queste due splendide giornate. Cito in ordine sparso: le note introduttive del coro e della fanfara, i colori sgargianti delle varie uniformi di gioco, il piacere di vedere il Magic Torino all’opera, la particolare luce negli occhi di ogni giocatore, l’agonismo talvolta persino un po’ esagerato, la preparazione degli arbitri, le urla degli allenatori, gli incoraggiamenti degli spettatori, il simpatico cameratismo fra gli atleti, le lunghe tavolate dei pranzi, gli encomiabili sforzi dei numerosi volontari e la suggestiva premiazione finale.
Tuttavia il culmine dell’emozione, a mio avviso, è stato toccato ancora prima di incrociare mazze e stick. Sto parlando di quando dirigenti, arbitri, atleti di oggi e atleti di ieri, sono entrati in campo per la presentazione del torneo e delle varie squadre. Proprio in questo momento, mentre il coro Mus-e intonava una struggente versione dell’inno nazionale e tutti trattenevano il fiato, il nostro pensiero è ritornato indietro negli anni. Dalle nebbie del passato sono così riemersi nugoli di giocatori oggi scomparsi, ma che hanno vissuto e lottato facendo crescere questo sport e traendone da esso le ragioni stesse per condurre dignitosamente la loro esistenza. Sudore, sofferenze, lacrime, speranze, entusiasmi e gioie di centinaia di atleti trasudano ancora da questa bianca pallina bucherellata, alla base di un’ineguagliabile storia che sarà ricordata per sempre come l’epopea dell’hockey in carrozzina italiano.