Pubblicato da Guido Bordone il: 6 maggio 2015

Non perdiamo l’autobus!

Con vero piacere, e dopo una breve fase di “corteggiamento” per convincerlo a mandarci un articolo, diamo la parola ad una persona sensibile, capace e squisita: il nostro nuovo amico Guido.

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Buon giorno a tutti i lettori. Sono qui a scrivervi perché sono stato espressamente invitato da Vincere Insieme.
Mi chiamo Guido Bordone e dal gennaio del 2012 sono il cosiddetto Disability manager del Gruppo Torinese Trasporti. Ma cosa mi è successo per arrivare a ricoprire questo incarico?
Un pomeriggio di tre anni fa il direttore di tutte le attività operative Gtt e quello del personale mi hanno chiamato per annunciarmi: “Guido, Gtt vuole istituire un nuovo ruolo con questo incarico: essere il referente verso i settori interni e verso gli enti esterni delle attività relative al trasporto delle persone con disabilità. Abbiamo pensato a te, cosa ne dici?”.
Il compito era trasversale a tutta l’azienda, organismo che conoscevo abbastanza bene nelle sue singole parti, e allora ho subito accettato con un misto di fiduciosa curiosità e di apprensione, perché fino ad allora non mi ero mai occupato di disabilità, che per me era un mondo sostanzialmente sconosciuto.
Uscito dall’ufficio del direttore del personale, la prima questione che mi sono posto è stata: “E adesso? Da dove inizio?”. Domanda sbagliata, perché quella giusta avrebbe dovuto essere: “Da chi inizio?”, in quanto le persone e non le strutture si sono poi rivelate la chiave adeguata per incominciare in modo opportuno il mio nuovo lavoro.
Infatti ho presto incontrato persone di varie associazioni del settore che mi hanno subito aiutato a entrare in sintonia con il mondo, per me misterioso, della disabilità. Con loro si sono instaurati fin da subito rapporti franchi, corretti, di rispetto dei ruoli e, in molti casi, di stima reciproca. Soprattutto, da parte mia, non c’è mai stata l’esagerata e un po’ finta cortesia del: “Sono disabili, devo essere più gentile”.
Anche i dirigenti Gtt, responsabili dei vari settori operativi, hanno scoperto le carte per evidenziare i punti di forza e di debolezza dell’accessibilità relativa al nostro servizio, per poter così allestire un piano di miglioramento concreto e sincero, cioè fattibile (cosa fare e in quali tempi). Questo piano è stato poi integrato grazie al contributo di varie associazioni e quindi approvato.
A questo punto mi fermo: i risultati che abbiamo raggiunto e ciò che ancora vorremmo realizzare ve li vorrei descrivere nel prossimo articolo (se la Redazione me lo permetterà!…), poiché lo spazio è poco e mi piacerebbe chiudere con qualche riflessione personale.
Innanzitutto sono contento che mi sia stato affidato il compito di Disability manager: così ho conosciuto una realtà non solo nuova, ma viva e ricca, certamente di difficoltà ma pure di grinta, fiducia, voglia di lavorare e di migliorare il futuro, non solo per se stessi ma anche e soprattutto per gli altri, per i più giovani. Con molte persone delle associazioni abbiamo poi tradotto in realtà idee e progetti: riunioni, filmati per i conducenti, incontri con gruppi di ragazzi, migliorie ai veicoli circolanti eccetera.
La concretezza del lavoro compiuto insieme (e che certamente proseguiremo) ha rafforzato in noi la convinzione che la strada da percorrere per migliorare l’accessibilità del trasporto pubblico sia quella del confronto costruttivo, per riuscire a compiere azioni tangibili e utili, naturalmente in relazione alle risorse umane ed economiche disponibili.